Enrico Letta è il nuovo premier

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    Enrico Letta è il nuovo premier

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    Enrico Letta, vicesegretario del Pd, è stato scelto da Napolitano per formare un nuovo governo nel solco delle larghe intese. Appena la notizia è stata resa ufficiale, molti media si sono cimentati in un breve riassunto della sua formazione e delle sue esperienze politiche. Il ritratto, come sottolineato dallo stesso Napolitano, è quello di un "giovane con esperienza", Ministro per la prima volta a 32 anni e ora solo 46enne.

    Manca però ancora una voce a parlare del nuovo premier, il giornale cardine della satira toscana e, più precisamente, livornese: il Vernacoliere. Al di là delle vicende biografiche e politiche del nuovo premier, pur da conoscere per potere avere un'idea del suo profilo, bisogna sapere che Enrico Letta è pisano. La rivalità tra Pisa e Livorno è ben conosciuta in tutta Italia, tanto che il programmato accorpamento delle province aveva dato filo da torcere sulla costa tirrenica toscana.

    Quando Ratzinger divenne papa nel 2005, il Vernacoliere titolò "Era meglio un Papa pisano, almeno si rideva un po'!". Viene dunque da pensare col sorriso a cosa inventerà la satira labronica per questa occasione. Tanto più che la rosa dei nomi per l'incarico oggi assunto da Enrico Letta sfoderava solo nomi legati alla Toscana, seconda a nessuno in materia di campanilismi al di là del noto conflitto Pisa-Livorno (o Livorno-Pisa).

    Il nome di Matteo Renzi, infatti, aveva fatto la sua comparsa e, come si sa, il sindaco di Firenze è anche fiorentino di nascita. Giuliano Amato, invece, l'altro nome evocato a più riprese, pur essendo nato a Torino da famiglia siciliana, ha vissuto la sua giovinezza tra Lucca e Pisa: nella prima ha frequentato il Liceo Classico, nella seconda l'Università. Una scelta orientata al bacino toscano, insomma.

    Sui social network i riferimenti alle radici pisane del premier non si sono fatti attendere. Fra tutti c'è chi lo saluta dicendo "Gaò!" e chi sostiene che nel momento della nomina lo sgomento non sia stato nel paese, bensì al Civili di Livorno (storico bar dove si può gustare il tipico ponce alla livornese). Vero è che dopo l'ansia, le difficoltà e la pesantezza dell'ultimo periodo sul fronte politico e una situazione incerta ancora tutta da capire e da affrontare, qualche battuta e qualche risata sul buon vecchio campanilismo toscano non può che fare bene.

    Viene quasi da pensare che allora al posto di Napolitano si sarebbe potuto rieleggere Carlo Azeglio Ciampi, così anche Livorno per par condicio avrebbe avuto la sua rappresentanza. E viene quasi da sperare che in tutta questa toscanità non venga in mente di rimettere il fivizzanese Sandro Bondi ai Beni Culturali. Ma questo forse no, Fivizzano è fuori mano, lassù in Lunigiana, nell'appennino massese. E nemmeno lassù, in fin dei conti, erano tanto contenti all'idea di essere accorpati a pisani e livornesi.

     
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